I dieci tipi più comuni di self-autori

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Non ho niente contro gli autopubblicati, l’ho già detto e lo ribadisco prima che qualcuno mi piazzi un’autobomba sotto il post. E non ho niente contro l’editoria tradizionale, nonostante molti “addetti ai lavori” mi considerino una sorta di paladino dei selfpubbliconi, solo perché ho fatto notare in giro che è inutile prendersela con Amazon se i loro affari non vanno come dovrebbero.
Fatta questa piccola premessa, mi accingo a parlarvi dei tipi di autori nei quali mi sono imbattuto da quando, armato di ebook reader e tanta curiosità, ho iniziato a leggere le opere di aspiranti scrittori semisconosciuti che hanno deciso di pubblicare e promuovere da soli i propri scritti.
    1. IL GURU: motivatore nato, si ritiene così esperto in qualcosa da sentire l’irresistibile impulso filantropico a diffondere il proprio sapere. Che si tratti di scrittura per il web, di marketing o di self-publishing, il suo manuale è la parola, il vademecum definitivo sull’argomento. Sembra così ferrato che vi chiederete come mai un uomo di successo come lui svenda le proprie perle di saggezza a 99 centesimi. Il suo motto può variare, ma termina obbligatoriamente con “te stesso”, “in una settimana” o “se sai come farlo”;
    1. IL SEMIANALFABETA: purtroppo, si tratta della categoria più popolata. Egli è convinto della propria vocazione e non sente il bisogno di studiare perché scrittori si nasce. Le sue lacune più importanti riguardano la punteggiatura, che sparpaglia alla boia d’un Giuda. Ma non lesina su errori grammaticali, coniugazioni verbali alla cazzo e accenti. Il suo motto è: se Moccia e Volo sono in libreria, non vedo perché dovessi fidarmi del parere di un editore;
    1. IL VIRTUOSO: è così infarinato di retorica che rischia di soffocare. Il virtuoso dispensa assoli alla Malmsteen anche quando descrive un tizio che si lava i denti. E’ l’attaccante sudamericano che dribbla tre avversari per poi inciampare sul pallone, l’amante capace di preliminari da brivido ma impotente. I suoi scritti trasudano mitomania a partire dalla sinossi. Trattasi perlopiù di incidenti letterari senza capo né coda, barocchismi volti a dimostrare che lui ce l’ha più lungo. Il suo motto è non è da tutti apprezzare la mia scrittura;
    1. IL PRURIGINOSO: il suo obiettivo è ottenere popolarità destando scalpore. Le sue opere sono trasposizioni letterarie di film porno. In ogni suo libro c’è almeno un incesto, in ogni scena di sesso una commistione di piacere e dolore. Il suo target è costituito da casalinghe alcolizzate che non hanno ancora scoperto Youporn. Il suo motto è: non c’è erotismo senza un ascensore;
    1. IL CABARETTISTA MANCATO: è uno spiritosone, lo si capisce già dal titolo delle sue opere. Il problema è che le prime due pagine e mezzo del suo libro vi faranno rimpiangere il peggior Jerry Calà. I suoi one man show in prosa sono originalissimi e trattano di suocere insopportabili, mogli rompicoglioni e di quanto sia caotico il traffico a Napoli. Il suo motto è divertentissimo, ma non ve lo dico perché potreste morire dalle risate;
    1. L’AVANGUARDISTA: questo curioso tipo di aspirante scrittore non si accontenta di pubblicare qualche racconto. Lui vuole fondare un genere e ne redige addirittura il manifesto, diffondendolo in ogni dove. Il suo trucco consiste nel prendere tre quarti di Tizio e uno di Caio – meglio se nomi affidabili ma che in Italia non s’è mai cagato nessuno – e tirarne fuori un’accozzaglia più kitsch del leopardato. La denominazione del nuovo genere di cui si dichiara pioniere contiene obbligatoriamente il termine punk. Il suo motto è: sono orgogliosamente alieno al mainstream;
    1. LO SCONTATO: si comporta come un vero e proprio spacciatore di luoghi comuni ed espressioni abusatissime. I suoi racconti sono ricchi di brividi lungo la schiena, mentre le mezze stagioni, si sa, non esistono più. E’ cintura nera di filosofia da quattro soldi e non perde mai occasione per ricordarci quanto l’amore sia importante per raggiungere la pace interiore e la felicità. Per lui esiste un destino scritto in ognuno di noi, ma bisogna vivere ogni giorno della propria vita come se fosse l’ultimo. Le sue location preferite sono  le stazioni e le spiagge al tramonto. Ha un particolare feticcio per l’imperfetto, che rende il suo stile narrativo simile a quello di un appuntato dei Carabinieri. Il suo motto è… il motto di tutti.
    1. L’ABORTO DI TOLKIEN: non ha mai letto un cazzo, ma un giorno le han prestato il dvd del Signore degli Anelli. Da allora si è iscritta a mille giochi di ruolo utilizzando il volto di una fata come avatar ed è divenuta l’ennesima vittima del Demone della Scrittura. Le storie che narra pullulano di villaggi incantati, elfi e druidi dai nomi che sembrano presi dall’elenco telefonico di Forlì, letto al contrario. Il suo motto è: solo varcando i cancelli di Inidrog l’eterna lotta tra il Bene e il Male potrà essere vinta.
    1. IL BIMBOMINKIA: va spesso a braccetto con l’aborto di cui sopra, ma dimostra peculiarità differenti. Il bimbominkia sente che da grande vuole fare lo scrittore. A differenza degli emuli di Tolkien, però, la sua fascinazione per Buffy e Twilight si traduce nella rappresentazione di un male che poi tanto male non è, in quanto il cattivo è sempre dannatamente figo e sempre dannatamente un vampiro. Il suo motto è: ho baciato un vampiro. Sono incinta?
    1. L’ESISTENZIALOIDE: la sinossi del suo romanzo vi chiede se il protagonista riuscirà mai a ritrovare se stesso. E l’intero libro è una sorta di chi l’ha visto, con pagine pregne di patetiche incomprensioni e piccole tragedie personali. L’autore vi darà l’impressione di accanirsi contro i suoi personaggi ma, in realtà, se la sta prendendo con voi. Quelle di scrittore sensibile alle crisi dell’animo umano sono le mentite spoglie sotto cui si nasconde un cinico speculatore, simulando serietà. Vi immedesimerete con facilità nelle sue storie. Così facilmente da rendervi conto che le conoscevate già. Il suo motto è: sono giunto all’inequivocabile conclusione che il senso della vita sia la vita stessa.

47 Commenti

  1. Diciamo anche che ognuno di noi, quando diventa lettore, a seconda del suo particolare orecchio può avere differenti fisime o (iper)sensibilità. Per esempio quei "brividi lungo la schiena" che ti mandano ai matti saranno banalotti e non saranno il massimo, ma (a meno che non ce ne siano due a pagina) non mi paiono un peccato mortale. Vogliamo parlare di "si strinse nelle spalle", che in italiano non vuole dire un cazzo, che nessuno utilizza nel parlato, che probabilmente è un'espressione inglese tradotta alla lettera (in italiano cosa sarà: dare un'alzata di spalle, fare spallucce, o proprio restringersi di spalla dopo esser stati in lavatrice? :D) e di cui tutti abusano perché "fa tanto scrittore"… (fra l'altro, curiosamente, sempre in terza persona e al passato remoto: nessuno mai che scriva "mi stringo nelle spalle" o "si stringeranno nelle spalle"… "si strinse nelle spalle" è un meme, un logo, un marchio, un tic)

  2. Mi piacerebbe sapere dove diavolo avete sentito l'espressione BIMBOMINKIA. Anzi, preferirei non saperlo a patto che smettiate tutti quanti di usarla. Paladini dell'ITAGLIANO VERO che non siete altro…

  3. Va beh, queste categorie ci sono un po' in tutte le attivita'. In campo musicale, ad esempio, se al posto del Semianalfabeta metti lo Stonato e al posto dell'Aborto di Tolkien metti l'Aborto di Jimi Hendrix, poi tutti gli altri ce li ritrovi pari pari.
    Diciamo che i principianti presuntuosi ci sono ovunque, cosi' come gli incapaci. Il vero problema, a mio avviso, e' chi ci lucra sopra. Per me non c'e' differenza tra chi vende scarpe da ginnastica a 150 euro agli aspiranti maratoneti e chi vende "servizi editoriali" (chiamiamoli cosi') agli aspiranti scrittori.

    • dipende dai servizi editoriali. L'editing e la correzione di bozze sono comunque attività che richiedono impegno, quindi non possono essere svendute. Tra l'altro credo che il 99% delle opere autopubblicate che ho letto non siano state revisionate mezza volta, nemmeno dall'autore.
      Se poi parliamo di EAP, il discorso cambia e son d'accordo con te.

    • invece secondo me non è così. La scrittura, diversamente dalla musica (ma similmente alla musica classica) non prevede la possibilità che l'esecutore sia tecnicamente scarso, e che usi un linguaggio "sgrammaticato". Per capirci: possono esistere i sex pistols in musica, ma non può esistere l'equivalente in letteratura (perchè farà sempre e solo cacare, anche se darà materiale per i post al sig. Obbrobbrio).

    • No, gli EAP lasciamoli stare. Per quel che riguarda gli autori self, il magna magna non riguarda l'editing, che come dici tu non fa quasi nessuno, bensi' quel che avviene dopo la pubblicazione.
      Per farla breve, dopo che un autore si e' autopubblicato, quando vede che non riesce a vendere nemmeno una copia comincia a farsi attrarre da quei ladroni che promettono un posto nelle vetrine dei circoli letterari, pubblicita' sui giornali, pubblicita' su google, e via discorrendo. Tra l'altro, non e' raro che gli autori autopubblicati comprino un certo numero di copie della loro opera per provare a distribuirla. Spesso le comprano proprio dalla loro stessa piattaforma di self (come youcanprint).
      Di fatto, l'autore autopubblicato si trasforma in un pagautore stile EAP.

  4. Manca la categoria dell'Alternativa. Spesso di sesso femminile, sui 20 anni, è andata a visitare una capitale Europea e ha ricevuto un'illuminazione divina su quanto sia noioso vivere in provincia (ma dai??!) e sul fatto che noi siamo tutti uguali. Decide così di scrivere di quanto sia "incredibilmente alternativa" la musica krauteknoalternativeprog, sottolineando più volte quanto siamo mentalmente chiusi, omologati e sfigati, al contrario di lei.

    • Poi quando una band veramente alternativa viene dalle parti della città dove abita, solitamente questa persona non va a vederli perché suonano a più di 10 Km da casa sua o (sacrilegio!!!) si paga per entrare al concerto!!

  5. Manca la categoria dell'Alternativa. Spesso di sesso femminile, sui 20 anni, è andata a visitare una capitale Europea e ha ricevuto un'illuminazione divina su quanto sia noioso vivere in provincia (ma dai??!) e sul fatto che noi siamo tutti uguali. Decide così di scrivere di quanto sia "incredibilmente alternativa" la musica krauteknoalternativeprog, sottolineando più volte quanto siamo mentalmente chiusi, omologati e sfigati, al contrario di lei.

  6. Propongo un premio letterario per un benemerito della letteratura italiana: l'unico italiano che non abbia mai né scritto né pensato di scrivere un libro. Temo sarà difficilissomo da trovare e la mia, comunque, è un'autocandidatura.

  7. Io, sommessamente, aggiungerei le poVetesse che hanno la passione della scrittura fin da quando avevano 8 anni e che scrivono per mettere su carta emozioni assortite. Danno vita all'essenza che c'è dentro di loro, ai loro sogni, ai raggi di sole che asciugano le lagrime che rigano i loro volti, miste alle gocce di pioggia o agli spruzzi dell'acqua di mare. L'unico punto fermo della loro metrica è l'andare a capo ad vanveram, riescono a scrivere anche 51 poVesie pressoché identiche.
    Sognano l'amore, quello vero, che va a braccetto con le cose semplici, quelle di una volta. E che sono un po' pazze, dolci ma perfide, un po' bimbe e un po' diavolesse, un po' rompicazzo e un po' cagaminchia, amano la notte, ma anche i fiori, che se le becchi in chat è fatta, ti bombardano con i loro ultimi carmi. Il loro motto è: "rumore dell'anima".

    Poi c'è una nuova categoria, quelli che scrivono proprio ad culum e producono opere "di prosa e di poesia assieme". Un minestrone tristissimo, scritto abbracciando tutto lo spettro dei font, con maggior predilezione verso i calligraph, che ci vuole l'egittologo. Prosa e poesia, ossia la prosesia (http://www.liberaillibro.com/una-goccia-di-fuoco-rita-perrotta/) così è tutto più intenso.

    • oddio… questa Rita Perrotta andrebbe recensita. Intendo lei, non le sue opere. "La loro storia viene interrotta da un tragico evento: la morte di Luca a causa della sua dipendenza dall'alcol". Probabilmente al povero Luca non andava a genio di far parte del cast di cotanto capolavoro. Borghi Lei è meraviglioso.

    • Certo che tra tutti quanti (obbrobbrio, stranoforte, frottole, giramenti, ecc.) c'avete una capacità di raccattare merda veramente inarrivabile 😀

  8. Cazzo, questa frase mi ha aperto dei mondi: "[…] sono giunto all'inequivocabile conclusione che il senso della vita sia la vita stessa." Adesso ci scrivo un libro!

    P.S. pensavo che i bimbiminkia fossero relegati su Instagram… Se ne scoprono sempre di nuove.

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