L’atteggiamento di uno scrittore è importante

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Ignorare qualsiasi tecnica narrativa non basterà a rendervi scrittori di successo. Dovete essere convinti del vostro talento, emanare carisma e competenza da ogni profilo social affinché la plebaglia dei lettori vi ritenga credibili.
Dal momento della pubblicazione della vostra prima opera vi ritroverete davanti gente con la puzza sotto il naso, critici improvvisati pronti a mettervi alla gogna per un pugno di refusi. Ma voi valete, ne siete ben consci, quindi non c’è alcun motivo al mondo per cui dovreste starvene zitti mentre qualcuno cerca di demolire la vostra luminescente immagine a colpi di Zingarelli. Ecco alcuni consigli su come fronteggiare le accuse più comuni da parte di questi stolti talebani della letteratura:

  • tenete a portata di copiaincolla le poche recensioni positive che le vostre opere hanno ottenuto. E’ consigliabile non specificare che si tratta dei pareri di mamma, zio Pinuccio e di quella maestra delle elementari che nel Settantasei aveva già intravisto del potenziale nel vostro tema Il mio amico del cuore. Se nessuno si è degnato di tessere le lodi dei vostri scritti, inventatevi le opinioni di qualche esimio docente in pensione, scomodando paragoni con Joyce, Calvino o qualche altro autore estratto a caso dall’antologia delle medie;
  • effettuate un’accurata ricerca di informazioni sul conto dei detrattori: anche un insignificante apostrofo sbagliato in un commento scritto su Youtube vi consentirà di smontare la credibilità di chi vi critica accusandolo di non saper scrivere e, di conseguenza, di non poter esprimere pareri competenti sugli scritti altrui;
  • convincetevi che non esistono opere insignificanti: esistono lettori in grado di comprendervi e altri – un gregge di stolti – che proprio non riescono a cogliere i profondi significati di cui le vostre pagine sono pregne. Siate pronti a tirar fuori dal cilindro un certo Eraclito, i cui aforismi risultarono di difficile comprensione persino a Socrate e Aristotele;
  • la punteggiatura è discrezionale. Punti, due punti, virgole seguite da punti esclamativi. Come osa il lettore arrogarsi il diritto di decidere cosa sia giusto e cosa no? E quel periodo lungo tre pagine, non l’avete mica scritto per timore che al primo punto vi scoppiasse una bomba sotto il sedere!
  • chi ha stabilito che l’uso degli avverbi di modo sia un errore? Se il protagonista del vostro romanzo è un ragazzo che corre velocemente, arditamente, coraggiosamente e incessantemente, avete tutto il diritto di scriverlo, in barba ai fondamentalisti;
  • l’originalità non esiste. Ne avevamo già parlato in questo post. Il numero di trame possibili è finito e, siccome nessuno si permetterebbe di accusare Jonathan Swift di aver plagiato l’Odissea, gli insulsi criticoni non devono rompere le balle nemmeno a voi;
  • qualcuno ritiene il vostro finale deludente? Ricordategli che non c’è alcuna regola che costringe un autore a far vincere il protagonista entro pag. 56. Il fatto che il lettore si aspettasse una conclusione differente dimostra quanto atipica e spiazzante si riveli la vostra narrazione;
  • ogni avanguardia artistica ha incontrato, inizialmente, forti opposizioni. Ricordatelo a ogni folle detrattore. Ribadite a quello stronzo che voi le regole le conoscete, ma le trasgredite volontariamente. Potete rincarare la dose accusandolo di puzzare di vecchio e che se la qualità dell’offerta editoriale peggiora di giorno in giorno la colpa è dei bacchettoni come lui;
  • chi vi critica ha recensito positivamente un classico in passato? Accusatelo di parteggiare per la Ka$ta dei grossi gruppi editoriali, annunciandogli che presto lo tsunami del self-publishing li spazzerà via;
  • la recensione contiene espressioni ritenute, nel senso comune, volgari e offensive. In questo caso deve scattare obbligatoriamente la minaccia di querela. Non importa se qualsiasi appuntato della Polizia Postale vi riderebbe in faccia davanti a una simile richiesta: di fronte al rischio di dover ricorrere ben presto a un avvocato, il folle mistificatore del vostro talento letterario farà immediatamente dietrofront.
In conclusione, ricordatevi sempre che i pareri negativi sono opinabili, mentre gli apprezzamenti denotano una certa competenza. Ricordatevi che siete scrittori e non perdete mai l’occasione per ribadirlo in qualsiasi contesto. E’ l’impiego al catasto, il vostro hobby. Scrivere è un mestiere. Anche quando sorseggiate un caffè al bar, in realtà, state lavorando: osservate la gente che vi circonda per trovare la giusta ispirazione. Ovviamente la cosa vale solo se la sbandierate ai quattro venti, fingendo che l’argomento sia capitato per caso. Buttatela un po’ lì, alla Paolo Conte.

14 Commenti

  1. Occhio che poi qualcuno ti prende alla lettera.
    Rischi di alimentare la genialità incompresa di punti e virgole alla cazzo di cane.
    😉

  2. E soprattutto spargete la voce che quella stroncatura non è altro che una vile ripicca del recensore, che si vendicato perché quella volta su facebook non gli avete messo "mi piace" a un suo stato.

  3. la teoria che a criticare qualcosa possa essere solo qualcuno che quell'arte la padroneggia in maniera incontestabile è piuttosto diffusa.

  4. Tieni conto che Proust aveva sfidato a duello (alla pistola) un critico che aveva demolito la sua prima opera letteraria.
    In confronto i punti elencati nel tuo post sono buffetti 🙂

    (c'è da dire che quel critico aveva un po' calcato la mano, calunniando Proust)

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