Su scrittori, festival del libro e chirurghi feticisti

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Per il secondo anno di fila, io e quella criticona della De Pedantis abbiamo mosso le nostre ingombranti chiappone per recarci al LibrarVerona, quella che vorrebbe rappresentare una fiera del libro e che invece… parliamone.

Già lo scorso anno l’impressione non era stata delle migliori. Il programma 2014 parlava chiaro: libro sul pensiero di Papa Francesco, libro sulla vita di Papa Francesco, libro su quante volte al giorno va al cesso Papa Francesco. Quel barlume di librosità residua costituito da un tendone-libreria (poca roba, a dire il vero) nella scorsa edizione, quest’anno è sparito. A prenderne il posto, tre bancarelle. In ordine, da sinistra a destra: libri sul Veneto, biblioteca biblica, biblioteca biblica.

E mentre spettegolavamo con Gaia Conventi, reduce dalla brillante presentazione di “Nero per n9ve” in una chiesa sconsacrata a distanza di sicurezza da cotanta ostentazione religiosa, dal palco in Piazza dei Signori una voce femminile annunciava – possa Zeus fulminarmi all’istante se sto  mentendo – “e ora è il momento di dar la buonanotte a Gesù”.

Una lametta, per favore.

A proposito di lamette, mentre leggete questo post ci sono dei chirurghi che si danno ad allegri giochetti erotici in sala operatoria. E a proposito di presentazioni: mi è venuto in mente che c’è una categoria di autori di cui non ho mai parlato. E oggi non ho fretta.

Da una parte abbiamo il sottobosco degli aspiranti scrittori, i cosiddetti esordienti. Son quelli che si autopubblicano, pubblicano a pagamento o sbandierano a gran voce il loro successo al primo manoscritto non cestinato. Dall’altra parte abbiamo gli autori conosciuti, quelli che nel bene o nel male sono sulla bocca di tutti. Da Dostoevskij a Stephen King, da Fabio Volo a Baricco. Insieme eterogeneo, accostamenti da pelle d’oca. Ma ciò che a noi interessa è che questa gente, a differenza di quella che compone il primo gruppo, ce l’ha fatta.


Aspiranti scrittori, esordienti, autori di successo. Manca qualcuno? Certo, mancano i condannati al limbo. Trattasi di autori entrati nelle grazie di qualche casa editrice “seria”, scrittori che possono tranquillamente definirsi tali, gente che qualche Premio o premietto letterario (dove per Premio intendo lo Strega assegnato a “La chiave a stella” e per premietto uno a caso di quelli assegnati negli ultimi anni) l’ha vinto, gente in grado di sfiorare le corde giuste, che scrive come uno che non fa sesso da quindici anni ma che si ritiene capace di preliminari da dio.

Le presentazioni – che Zeus mi spacchi lo scarico del cesso se sto mentendo – rappresentano la Pentecoste della spocchia di chi vive in questo limbo letterario, le occasioni in cui la spocchia si manifesta in tutta la sua tangibilità, appariscenza, odiosità.

Ne avrò viste centinaia, incuriosito da quel che un autore avrebbe potuto comunicarmi. E devo dire che, in genere, son riuscito persino a non addormentarmi. Tu vai lì perché magari ti stai chiedendo cosa spinga un uomo a scrivere per la gente anziché spararsi un colpo di pistola in bocca, e devi sorbirti trascurabilissime e prolisse divagazioni in termini assoluti su cose e argomenti – off topic, per dirla in nerdese – di cui non ti frega una beneamata mazza. E se l’autore se la tira, nonostante spesso sia ridotto a un aborto d’uomo che sorvola le distese di Googlelandia pronto a intervenire se qualche incauto blogger scrive qualche inesattezza sul suo conto, se la tirano anche i suoi libri. Frustrato dal fatto che la gente non lo riconosca per strada, nonostante i primi piani disseminati sulle quarte di copertina, è preda della propria mitomania.

Quando immagino un autore del limbo alle prese con la stesura dell’opera da consegnare entro dicembre 2014 (l’editore gli ha già versato una sommetta per il disturbo, dato il successone del suo romanzo d’esordio) vedo un tizio a cui han dovuto mettere un collare elisabettiano per evitare che cerchi di succhiarselo da solo. Lui non ha scelto di fare il chirurgo. Avrebbe potuto guadagnare ottomila euro al mese e spogliare la più avvenente delle infermiere con voi sfigati in sala d’attesa, ma ha scelto la scrittura, perché lui ha un dono. E ce l’ha nonostante venda otto copie l’anno, la sua fama nel circolino di quei pochi lettori forti (o meglio, col pelo sullo stomaco) regge, in quanto il limbo è eterno.  Come la noia, come le presentazioni, come le sale d’attesa.

14 Commenti

  1. Conosco chi ha – come comunemente si dice – "fattounbisness" di presentazioni del genere. Basta assicurarsi una decina di librerie e assssssociazioniccculturali compiacenti in un raggio di 30km dal comune di residenza dell'autore-pollo.

  2. Ero indeciso se commentare, perché sapevo che poi avresti detto che io e il mio editore siamo un’eccezione, e che nel dirlo saresti stato sincero. E soprattutto che ci avresti azzeccato. 🙂
    Le mie presentazioni (poche ma buone) si sono sempre svolte in un’atmosfera calda, conviviale e divertente, con raffiche di brevi letture fatte con entusiasmo e passione dal mio editore Francesco Coscioni, e io a rispondere alle domande di tutti come uno che sta chiacchierando con amici di vecchia data (sono tanto gentile e tanto timido, ma basta pochissimo alcol per sbloccarmi :D).
    Ma alcuni lettori che hanno seguito le presentazioni di certe spocchiose superstar mi hanno detto di averle sempre trovate deludentissime e noiose, soporifere, umanamente gelide e antipatiche.
    Io stesso, quando alla vigilia della mia prima presentazione andai a sentire quella di un altro “per vedere com’era” (perché anch’io penso che il vero rapporto fra autore e lettore sia quello SULLA PAGINA, e che uno Scrittore sia uno che dovrebbe stare a casa a scrivere, e quindi ne ero del tutto digiuno!) mi ritrovai davanti un presuntuosino imbellettato, arrivato coi canonici 40 minuti di ritardo che in quest’italiA cafona fanno tanto vip (io che per fortuna non sono un vip ma uno Scrittore arrivo un’ora prima, e cerco di accogliere e salutare le persone a una a una), che si esibì in una stucchevole intervista tutta a base di colte citazioncine da bignami letterario, per poi andarsene via senza aver letto MEZZA riga del suo capolavoro, perché s’era fatto tardi (quando l’unico ad aver fatto tardi, semmai, era lui).
    Quanto alle presentazioni in pompa magna dei temibili mitomani rionali, stendiamoci sopra un peto veloso, e compatiamoli. (Per modo di dire, perché poi vendono più loro degli Scrittori, e gli stessi librai locali che s’inventano che il tuo romanzo “è difficile da ordinare”, al mitomane che pubblica a pagamento fanno salamelecchi, perché magari ci giocano insieme a golf…)

    p.s. per quanto riguarda la prima parte, mi sa che dovrò pensare seriamente al mio sbattezzo, e accelerarne le pratiche… questa vatikalia non si sopporta più.

  3. Non si fa così! Mi aspettavo più cattiveria e il titolone succoso di quella fantastica trilogia di cui si parlava. Aspetto con ansia una tua recensione in merito. Io ho già dato su Amazon consigliando, alla signora in questione, di darsi all'ippica. Attendo dunque fiduciosa. Cià XD.

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