Cinque valide ragioni per smettere di scrivere

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Credo che ognuno abbia diritto a scrivere un libro. Se tale privilegio venisse riconosciuto soltanto ai Beckett in erba, ammesso che ce ne siano, per estensione dovremmo negare la facoltà di fare sesso a chiunque non sia in grado di garantire prestazioni di livello siffrediano.

Si stima, però, che in Italia vengano pubblicati all’incirca 170 libri al giorno. Centosettanta. Si stima altresì che almeno il 35% di questi non venderanno nemmeno una copia. E badate che quel trentacinquepercento non comprende i libri acquistati dalla zia e dalla nonna dell’autore.
In un Paese in cui due terzi della popolazione leggono meno di un libro l’anno (e con “meno di un libro” non mi riferisco ad alcuna delle cinquanta sfumature di fuffa) son contento di leggere molto più dell’italiano medio, come son certo che facciate anche voi, beneamati Visitor.
Da lettore mi piace molto spaziare dai grandi classici della Letteratura alle autopubblicazioni di sconosciuti autoruncoli estremamente permalosi se criticati. Ed è proprio da lettore che, con i punti che seguono, vorrei fare una preghiera a chi si sta accingendo a proporre al pubblico un’opera tipo questa o quest’altra.
Dovresti considerare l’idea di smettere immediatamente di propinare libri e libriccini al prossimo se:

 

  1. il tuo rapporto libri letti/scritti non è almeno di cento a uno. Dico “almeno” perché gli ultimi libri che ho letto pullulano di “silenzi assordanti” e “brividi lungo la schiena”, e mi chiedo se ai loro autori tali espressioni sembrino effettivamente originali;
  2. hai intenzione di scrivere un fantasy con elfi e/o vampiri di mezzo. Le librerie ne sono sature, le balle anche. Tolkien e Stoker sono morti, mortissimi. E i loro emuli nella maggior parte dei casi sono assimilabili a delle cover band stonate;
  3. vuoi pubblicare per mitomania. Se la tua massima ambizione è quella di leggere il tuo nome su una copertina cartacea o digitale, non sei tanto diverso dalla gente che mette al mondo figli soltanto per colmare il proprio senso di fallimento. La scrittura è arte, l’arte è comunicazione. Se non hai niente di interessante da dire, smettila di illuderti che ci sia gente disposta a concederti attenzione;
  4. non hai rispetto per il lettore. Refusi, orrori grammaticali e lessicali. Capita di acquistare robaccia colma di errori da prima stesura, tranquillamente individuabili con un’attenta rilettura o mediante le utilità per la revisione del testo offerte dalla stragrande maggioranza dei software per la scrittura. Se non vuoi svenarti affidandoti a un editor professionista, chiedi una mano a un conoscente che sappia perlomeno leggere e scrivere (ammesso che ne tu abbia). Pubblicare un testo indecente equivale a sputare in faccia al lettore, ergo non devi prenderla a male se quest’ultimo vorrà ricambiare la cortesia;
  5. pensi di arricchirti scrivendo un best seller. A prescindere dalla possibilità o meno che questo sogno si avveri, focalizzarsi sulla mercificazione della propria opera è da stronzi e non può portare a contenuti qualitativamente decenti.
Devo ammettere con amarezza che, nella maggior parte dei casi, gli autori in cui mi imbatto appartengono almeno a due delle categorie che ho elencato. Non voglio cadere nella trappola del pregiudizio e mi dedicherò ancora al romanzo di Pinco Pallino pubblicato tramite Youcanprint come al più osannato degli Oscar Mondadori. Ma non tirate troppo la corda, cazzarola.

28 Commenti

  1. Più conosco scrittori più ne avrei fatto a meno.
    Comunque ripeterei l'ultima all'infinito.
    Perché tutti credono che scrivendo si diventi automaticamente ricchi e famosi? Ma in quale mondo vivono?
    Mah.

  2. Io oggi ho appena "pubblicato" un libro che non venderà mai una copia! 😛

    Scherzi a parte, il consiglio di evitare elfi/vampiri probabilmente non lo seguirei se avessi quindici/diciotto anni e una (bella) storia nel cassetto, perché dopotutto un mercato c'è. Dico "elfi/vampiri", ma mettici la moda del momento. Se sei mitomane e vuoi guadagnarci – l'equivalente della paghetta, non certo cifre da capogiro – la seconda è una mera conseguenza.
    Mi sento di sottoscrivere in pieno il rapporto libri letti/scritti. Anche perché io continuo a trovare inconcepibile che una persona che non legge (e tanto) possa voler scrivere.

    • Più che altro la mia era una frecciatina verso coloro i quali hanno rinunciato del tutto alla creatività per basarsi su plot e personaggi triti e ritriti.

      PS: son molto curioso di leggere l'ebook, l'ho scaricato ieri ma ho dovuto convertirlo in mobi perché stranamente il mio kindle mi dava l'azw come non supportato.

    • Verissimo! Nella prima versione del fantasy che non finirò mai c'erano pochi elfi, ma in compenso c'erano tutti gli altri cliché del genere. Sono scelte facili, che forse discendono anche dalle poche letture fatte.

      Riguardo al PS, credo potrebbe trattarsi di un formato troppo recente. Spero che almeno il formato riconvertito sia leggibile! 😀

  3. Appena riuscirò a scrivere una storia in cui un vampiro e un lupo mannaro salveranno il mondo da una pioggia di bignè alla crema (avariata) scatenata da miss Telegroupies in persona, smetterò di scrivere.

    Uhmmm. Aspetta, mi sembra un'ottima trama. Vado a scrivere.

  4. Il rapporto libri letti/scritti dovrebbe essere riferito all'ultimo anno, perche' scrivere non e' come andare in bicicletta: un anno senza lettura puo' farti dimenticare un sacco di cose.

    Pero' gli elfi sono simpatici, perche' non dovrei metterli nel mio super fantasy che vendera' milioni di copie?

  5. Dissento fortemente da quella elfi/vampiri ù_ù Almeno per quanto riguarda i vampiri. Che magari prima o poi qualcuno si sveglierà e si dirà 'Ehi! Magari posso scrivere un libro sui vampiri che NON faccia schifo *O*' e salverà quello che è stato il mio genere preferito per anni T___T I'M A DREAMER.
    A parte ciò, mi trovi biologicamente d'accordo. Ieri in libreria è arrivato il primo – e si spera ultimo… – parto di un autopubblicato. C'era un refuso nella 'trama' sul retro…

  6. Hai anche dimenticato i vampiri-fata, gli zombi-vampiro, i lupimannari-vampiro, i lupimannari-fatati-zombificati, i mutaforma-mestruati e tante altre possibili combinazioni che nemmeno con i Lego…
    Comunque un sesto punto ai tuoi cinque motivi per smettere di scrivere è "Chi ti legge ti odierà: se si tratta di uno sconosciuto difficilmente lo farà, a meno che non lo costringi (e ti odierà per quello), nel caso di un editore sarà perché gli fai perdere tempo con le tue ardite metafore e la tua grammatica non-euclidea. Solo i tuoi amici non ti odieranno, ma solo perché in breve non avrai più amici."

  7. Io aggiungerei "100 libri : 1" escluse guide turistiche, barzellettieri e cataloghi ikea. E almeno un 45 di quei 100 del genere di cui vuoi scrivere.
    Il punto due lo prendo proprio in pieno, ma quando leggo escludo a priori fantasy privi di ricerca, fonti o almeno un barlume di originalità. La ricerca dovrebbe essere fondamentale soprattutto per il genere anche storico: non so se vi è mai capitato il trauma di trovarsi "anteprima di un libro troppo storico per essere vero" e dalla trama capite che l'autrice non ha nemmeno controllato 2 voci di wikipedia italia e a birillo nessuno di quelli che l'avevano messa sotto contratto, editato, stampato e pubblicizzato quella roba spacciata come Storico. Bisogna farsi un po' di sbatti a farsi un po' di ricerca di materiale.

  8. tu mi stai simpatico.

    almeno fino al giorno in cui mi dirai che tutte le scemenze da me partorite con il dolore dell'anima e il sudore dei polpastrelli e l'eccetera eccetera di contorno sono effettivamente inutili scemenze.

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