Su libertà di parola e carta da cesso

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Seppur costernato dalla tragedia accaduta in Francia, non riuscirei a dire o a scrivere un je suis Charlie senza provare la tentazione di sputarmi in un occhio. Perché avere il coraggio di fare satira col rischio di morire ammazzati non è da tutti, tantomeno da me.
L’inevitabile teatrino della strumentalizzazione ipocrita è già bello che avviato: la capacità italiana di uccidere i morti non finisce mai di stupire. Ed è qualcosa di trasversale, che caratterizza la sinistra come l’estrema destra. Capita, così, che gli stessi personaggi che nel 2006 puntarono il dito contro le vignette “islamofobe” mostrate in diretta televisiva da Calderoli oggi fingano di piangere per il massacro di un’intera redazione, e che xenofobi come Borghezio manifestino a favore di una libertà di espressione che mai ci è appartenuta e mai ci apparterrà. Perché anche la censura del Bel Paese uccide, ma lo fa a modo suo, senza spargimenti di sangue.
Trovo utopico che la libertà possa essere esportata con le bombe, ma allo stesso modo ho perso la fiducia nel dialogo, nell’integrazione con un dio di mezzo. Qualunque credo religioso è un motore di dis-integrazione, oltre a costituire un facile pretesto per giustificare qualsiasi tipo di atrocità umana.
Se non l’avete ancora visto, non potete perdervi Religiolus – Vedere per credere (2008) di Larry Charles. Un interessante, divertentissimo viaggio tra creduloni e venditori di fumo.



16 Commenti

  1. Religiolus, gran bel documentario. E anche divertente.
    La penso esattamente come te, io sto già amando (amaramente) vedere come gente disposta a far chiudere un Charlie Hebdo italiano con vignette di sodomia tra Padre Figlio e Spirito Santo, usi in questi giorni l'hashtag (vero status-symbol odierno) per sentirsi indignato almeno un po', e almeno un po' parte del gregge.

    Moz-

  2. Credo che sia Bill Maher, sia tu nel proporre questo documentario (brillante e tremendo gioiello della mia videoteca), abbiate afferrato benissimo la vera radice del problema. Ma dalle nostre parti ovviamente non si può dire, o se lo dici dà fastidio…

    • Ciao Zio,
      io credo che non ce ne libereremo mai. Del vaticano, dei bigotti e delle strumentalizzazioni. Poteva essere un'occasione (nata da un pretesto terribile, per carità) per assestare un bel calcio in culo alla credulità, e invece…

  3. C'era una citazione (mi sembra di Marx ma non ne sono sicura) che diceva "le religioni sono lo strumento del demonio per tenere l'uomo lontano da dio", ed io ne sono profondamente convinta.
    Sono una persona molto spirituale, come si evince anche dal mio blog, ma mi rispecchio in concetti universali che trascendono il singolo credo. Le religioni strumentalizzano le menti deboli e le paralizzano con la paura

    • La distinzione tra spiritualità e "fede" è importante. La fede è sempre e comunque violenza, a prescindere che si faccia parte di una frangia estremista o meno. Basti pensare a quanto i culti religiosi si rivelino discriminatori.

  4. Secondo me è soprattutto una questione di rispetto. Rispetto per chi crede in un dio, ma anche per chi non crede. In quest'ottica, nessuno dovrebbe sbeffeggiare dio e la religione che sono entità verso cui molte persone orientano il proprio modo di vivere. In nessun caso si può fare violenza per sostenere le proprie idee contro quelle degli altri. Ancor meno arrivare ad uccidere un nostro simile, che è creatura dello stesso dio in cui le varie religioni credono.

    • Non è, la religione, il primo propulsore di disprezzo verso il diverso? Con il suo sessismo, con il suo considerare "infedele" o spregevole il diverso. E allora, di cosa stiam parlando? Rispettare una credulità che porta alla discriminazione?

      La satira non offende la gente, e comunque prendere di mira un dio che in teoria dovrebbe sapersi difendere da solo non è un'offesa a chi crede in lui (sempre e comunque per ottenere qualcosa in cambio eh, ribadiamolo)

  5. nell'era dei selfie é scontato appiattolarsi a qualsiasi cosa, parassiti del web.
    un sano momento di indignazione e poi tutti al buffet a ridacchiare insieme a calderoli, che tanto le cose brutte succedono agli altri e non a noi.
    e mi sovviene il mediterraneo parallelismo tra religione e donne: gran troie, eccetto mamme, sorelle e mogli.
    quindi… come sono poco sportivi questi islamici!
    detto da gente che per anni ha bruciato pagani ed ebrei e catari e protestanti… e che ha eliminato la religione di stato nel 1989! vorrei vedere una madonna con le zizze al vento e adamo sistinamente aggrappato alla divina verga come un proto-tarzan, mi unirei volentieri a tale gaio tolleranesimo (del resto "aggrappati al cazzo" é l'articolo primo ed ultimo della nostra costituzione – ma questa é un'altra storia).

    je suis "non sono te" é ineccepibile.

    • Credo che tu abbia centrato il punto, e che le strumentalizzazioni in atto siano davvero pericolose (oltre che squallide). Fa troppo comodo sorvolare sulle vere ragioni dell'odio, sulla credulità popolare spinta all'estremo.

  6. Chissà perché tutti vogliono essere Charlie e nessuno vuole essere Osama Binladen. Anche lui è stato ucciso da un blitz di uomini armati, anche lui è stato ucciso per ciò che predicava.
    Osama se lo meritava e Charlie no… è solo il nostro punto di vista.
    Come al solito, è questione di punti di vista.

    • Attilio, la redazione di Charlie non predicava proprio nulla, oltre a non aver ammazzato nessuno e non aver incentivato l'odio. Questo è un fatto. Non puoi accostare un artista satirico a un estremista religioso, stiamo scherzando?!

    • Chiunque pubblichi argomenti ideologici sta in qualche modo "predicando" al suo pubblico, specie se utilizza la satira. Ad esempio Obbrobbrio è un blog che non esiterei a definire satirico, e infatti ha dei messaggi ideologici forti e chiari, che vengono predicati e sostenuti con le unghie e coi denti. Qui si predicano il rispetto per gli animali, l'onestà intellettuale nello scrivere e pubblicare libri,e molte altre cose. Caro Alessandro, non puoi farci niente: sei un vero e proprio predicatore. E lo stesso vale per la rivista Charlie: essa ha forti, fortissime connotazioni ideologiche, e ogni volta che pubblica qualcosa manda messaggi ben precisi.
      Detto questo,non c'è niente di male a predicare la propria ideologia, chiunque deve avere il diritto di farlo, ci mancherebbe.
      Però non dirmi che Charlie non ha incentivato l'odio, perché mandare messaggi che offendono milioni di persone significa proprio questo. Incentivare l'odio non significa solo aizzare le personele une contro le alte. Se io mi faccio odiare, sto incentivando l'odio più che se convinco gli altri a odiarsi. E quella rivista si è proprio fatta odiare, su questo non ci sono dubbi.
      Infine, e forse questa è la cosa più importante, come sarebbe a dire che non posso paragonare Charlie a un estremista religioso? Non sai che gli atei convinti che sfottono i religiosi (tipo appunto quella rivista, o il nostro Oddifreddi) sono ancora più fanatici e religiosi dei religiosi?

      Va beh, questo era solo per rispondere alla tua critica. In realtà il senso del mio primo commento era far notare che forse in questa vicenda sarebbe meglio provare ad abbandonare per un attimo il nostro punto di vista da occidentali e provare a guardarei fatti con gli occhi degli altri. Allora ci accorgeremmo che, come giustamente dice Giuliano Ferrara, noi siamo in guerra con il mondo arabo, e gli atti di Parigi non sono una ritorsione di stampo religioso, bensì un'azione bellica che, a differenza della maggior parte degli scontri di questo conflitto, anziché avvenire in medio oriente è successa a casa nostra. Però, analizzando bene la situazione, ci si rende conto che Giuliano Ferrara ha ragione quando sostiene che siamo in guerra col mondo arabo, ma commette, più o meno volutamente, un piccolo errore: non sono stati loro a dichiarare questa guerra, siamo stati noi.

    • Attilio Nania: https://www.youtube.com/watch?v=WFfUV6MTZdo

      Beh si, in effetti non v'è differenza alcuna fra l'ideologia di Osama e dei suoi amici fondamentalisti inclusiva di morali ed idoli metafisici (e dunque inevitabilmente in odio con l'unica vita esistente ed immanente) e quella di Charlie Hebdo. W l'ideologia di riporto, d'altronde di mode odiose e disoneste (oltre a quelle ipocrite sopra menzionate) ve ne sono davvero tante al (tristissimo) giorno d'oggi. Una più, una meno. Tanto vale dichiarare lecito e condivisibile (oddio, per me lo sarebbe pure, a dire il vero) anche un blitz di uomini armati in casa di Zio Scriba, vista la quantità di odio che riesce a generare nell'animo umano alla sola visione di quella sua blasfema canotta gialla indossata con la medesima caparbietà con cui la redazione satirica in oggetto pubblicava (e, fortunatamente, ancora pubblica) le sue vignette incriminate.

      E comunque, la più grande delle ideologie è l'ignoranza, da cui nasce la credenza. E magari pure la cucina. La kcìn.

      Je suis Umberto Biscotti.

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