“Racconti di merda 2013”: il secondo classificato

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Cari Visitor,
quello che abbiamo l’onore di presentarvi oggi è il racconto del Signor Kingo, che ha ottenuto un meritatissimo secondo posto nel concorso “Racconti di Merda”.
Buona lettura!
 

Mancava ormai meno di un miglio al termine del gran cimento, la gara ippica di resistenza che partiva da Tierra Nevada e portava a Fort Maelstrom, ed erano rimasti solo quattro concorrenti.

Joe non poteva fare a meno di pensare che comunque sarebbe finita, chiunque avesse vinto, sarebbe stato l’epilogo di una competizione straordinaria, una gara in cui aveva affrontato dei rivali incredibili, dei compagni di fatica leali e dalla tenacia inesauribile. Il suo sguardo cadeva sulla ferita di Imperatrice che pulsava. Gli pareva di vedere il cuore della cavalla attraverso quella ferita. Ad ogni passo che la povera bestia faceva, il muscolo della coscia si gonfiava e si infossava proprio dove la ferita era più profonda, eppure Imperatrice andava avanti leggera e serena, e nel suo volto equino non si riusciva a scorgere la minima traccia di fatica e dolore.

Marie Louise, dal canto suo, in quei giorni aveva raggiunto e senz’altro superato il confine di sopportazione fisica che separa le donne dagli uomini, dimostrando anzi di valere più della maggior parte degli uomini che Joe avesse mai incontrato. Lei, che aveva digiunato per pesare di meno sulle spalle della sua cavalla, lei che non aveva esitato a succhiare il sangue dalla ferita di Imperatrice, pur sapendo che col labbro spaccato che aveva avrebbe ingerito anche lei il veleno, lei che non aveva esitato ad affrontare per prima le correnti del Japanga, lei che con la sua chioma al vento continuava a sfidare tutto e tutti, era il primo motivo che induceva Joe a tenere duro e a non lasciarsi cadere a terra. Ogni tanto la guardava intensamente, e lei si girava e gli sorrideva. E Robert faceva di tutto per guardare da un’altra parte. Già, Robert. Era da quando avevano affrontato l’Etorrep che se lo chiedeva: ma dove lo trovava un altro fratello così? E pensare che fino a qualche tempo prima si odiavano!! Ora i loro reciproci pensieri non potevano essere più diversi dall’odio. Bastava che si guardassero, e già fra loro nasceva un segno d’intesa, come appunto accade tra fratelli.

In effetti, come avrebbe sempre detto Joe in futuro, l’aspetto più bello del grande cimento fu per lui senza ombra di dubbio il riappacificarsi con Robert, e questo fu dovuto proprio al fatto che in quella durissima competizione, ognuno dei due aveva finalmente compreso il valore dell’altro. Robert aveva visto con i suoi occhi cosa significasse correre a piedi per miglia e miglia, e cosa Joe fosse diventato praticando per tutta una vita una simile attività, e aveva imparato a rispettare un fratello in grado di rendere ridicola l’idea che l’essere umano abbia limiti invalicabili. Joe dal conto suo si era reso conto di quanto fortunato fosse stato ad avere un fratello come Robert che in tutti quegli anni si era preso cura della famiglia e della fattoria, permettendogli di diventare quel che era. E aveva  toccato con mano quanto Robert fosse diventato tosto anche senza girare il mondo come aveva fatto lui; di quanto fosse onesto e leale, di quanto fosse tenace e determinato, di quanto fosse pienamente degno di essere suo fratello. Di quanto fosse degno di essere suo rivale senza essere suo nemico. Ed era incredibile come Robert riuscisse a infondere tutto questo valore anche al suo cavallo. Una bestia non di razza, non famosa, e per giunta malata che tuttavia riusciva a primeggiare con i migliori cavalli al mondo. Ma forse Robert aveva ragione, forse era vero che Ciclamino avrebbe potuto anche fare tutto senza di lui. Era come se il cavallo fosse cosciente di essere considerato di razza inferiore, e che pertanto ce la mettesse tutta per non mollare. E Joe sapeva cosa significasse mettercela tutta per non molare. E infine c’era Siniàva. A piedi, stanco, stremato, non allenato ma incredibilmente competitivo. Aveva dato una prova di lealtà eccezionale quando avendo scoperto di essere stato aiutato aveva voluto avvelenare anche il suo cavallo e sé stesso. E aveva dato prova estrema di affetto per il suo destriero quando l’aveva lasciato alle cure del dottor  Morrison e aveva deciso, pur non avendo mai corso con le proprie gambe, di continuare la gara a piedi. E dire che Joe aveva creduto che fosse d’accordo con quelli che volevano farlo vincere!!! Mai si era sbagliato così tanto!! Ormai i segni dell’avvelenamento erano svaniti del tutto dal volto del tenacissimo messicano, ma in compenso erano stati sostituiti da un evidente affaticamento. Nonostante in fondo al cuore volesse dirgli di fermarsi, non si azzardava a farlo perché già immaginava le facce disgustate che avrebbero fatto i tre compagni d’avventura.

Erano rimasti dunque in quattro ad affrontare il gran cimento: Marie Louise in sella ad Imperatrice, Robert in sella a Ciclamino, il messicano Siniàva rimasto a piedi, e Joe che aveva corso a piedi sin dall’inizio della competizione. Mancava ormai meno di mezzo miglio, la diligenza dei giudici di gara seguiva passo passo i concorrenti, e all’arrivo tutti si chiedevano chi sarebbe stato il vincitore, tutti si chiedevano chi si sarebbe aggiudicato il milione di dollari. Tutti erano lì ad aspettare con ansia, a chiedersi se avrebbero vinto o meno le loro scommesse. I bookmakers che avevano imbrogliato per Siniàva si mangiavano le mani e non capivano come mai lui fosse rimasto senza cavallo. Nessuno osava fiatare, il silenzio era assordante. La tensione era alle stelle, ma non per i quattro concorrenti. Per loro, arrivare tutti insieme era già una vittoria.

Joe guardò Robert e non poté fare a meno di pensare a quante lacrime erano state versate dalla mamma a causa del loro conflitto. L’odio tra fratelli è una cosa orribile, e solo ora Joe si rendeva conto di quanto spesso la sofferenza derivi dalle incomprensioni.
Joe guardò poi Marie Louise: aveva finito per innamorarsi di quella donna, ma quanto travagliato era stato in quei giorni il loro vicendevole avvicinarsi ed allontanarsi!
Joe guardò infine il traguardo; era lì davanti a loro, ma non importava chi l’avrebbe tagliato per primo: avevano già vinto tutti e quattro.

 
“Siamo rimasti in quattro”, come ha affermato un illustre membro della Sacra Giuria, è una notevole porcheria. L’amore filiale dell’indomito Joe nei confronti della cavalla ferita (degno di nota il suo volto equino), l’inesorabile innamorarsi di Marie Louise, la fine del doloroso conflitto con il proprio fratello che aveva fatto tanto male a mammà, costituiscono elementi di un sentimentalismo esasperato – nonché esasperante – che farebbe impallidire il più ispirato Muccino. La carrellata descrittiva passa da un personaggio all’altro con la leggiadria di un Tarzan obeso sulle liane, infondendo nel lettore una frustrante brama di scoprire il gran finale, uno scandaloso trionfo del buonismo e della retorica più spicciola.
Complimenti al buon Kingo, al quale rivolgiamo un sentito ringraziamento per averci donato questa rara perla letteraria.

8 Commenti

  1. Kingo, mi permetta di esprimerle tutta la mia ammirazione, il Suo è un racconto eccelso.
    La pesantezza con cui il tutto viene portato avanti fino all'esasperazione è stata per me fonte di gioia e gaudio.
    I miei complimenti.

  2. Forse sará colpa mia che non riesco a concentrarmi o di chi ha scritto quest´ accozzaglia di informazioni inutili che ti fan perdere il senso di una storia contorta e veramente di merda COMPLIMENTI sei riuscito a non farmi interessare per arrivare alla fine, sei riuscito a farmi scappare…meritavi il primo premio, nella giuria si saranno anche picchiati per mettersi d´accordo.

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