La donna immobile

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Ecco il primo racconto ispirato all’ispettore fritz, che ho presentato nel precedente articolo.

Buona lettura.

Una rumorosa BMW d’epoca si fermò in prossimità dell’entrata del negozio, parcheggiando in doppia fila. La portiera si aprì, e una lunga scarpa a punta color marroncino toccò il suolo.
«Ciao, amigo mio» disse il sorridente parcheggiatore abusivo senegalese, avvicinandosi all’Ispettore Fritz. Questi frugò con entrambe le mani nei tasconi del suo lungo impermeabile beige, estraendone un cumulo di fiammiferi, involucri colorati di caramelle ormai fuori commercio, scontrini e qualche centesimo.
«Ecco, tenga pure» disse Fritz, lasciando cadere il tutto tra le mani dello straniero, che sbarrò gli occhi confuso. L’Ispettore sistemò con la mano la riga al lato dei suoi capelli tinti di mogano, poi osservò l’insegna al neon del mercatino dell’usato, con la smorfia tipica di chi ha appena assaporato un boccone troppo aspro. Indossò i fedeli occhialoni da vista oscurati e – fiero della propria obsolescenza – si diresse verso l’ingresso, passando tra divani letto malconci e tavolini di plastica scoloriti dal tempo, ammassati alla rinfusa sul marciapiede. Chino su di una bicicletta arrugginita, un ragazzo dalla fronte bassa e il viso martoriato dall’acne armeggiava nel tentativo di forzare il catenaccio che legava quel rottame su due ruote a una pesante fioriera in pietra. Accortosi dell’arrivo dell’Ispettore, il furfantello si voltò in direzione dei fiori e finse di esaminare i petali di una gardenia, con gli occhi sbarrati e le mani tremolanti.
«Salute, Tobias. Sai, ho quasi finito le sigarette» disse Fritz, dandogli una pacca sulle spalle.
«Sarò a secco fino a giovedì» rispose il ragazzo.
«Bene, giovedì mattina dovrei avere un’oretta libera. Altrimenti, potrai portarmele direttamente al Commissariato».
Tobias sbuffò, annuendo.
«Per quella catena ti serve un tagliabulloni» gli si rivolse ancora un sornione Fritz prima di varcare la soglia del mercatino.

«Salve, Ispettore! Abbiamo appena ritirato un paio di notebook seminuovi. Vuole dargli un’occhiata?» lo accolse il titolare, un piccolo e grassoccio quarantenne dai capelli radi e la barba di tre giorni, di nome Michael Braun.
«Non sono qui per questo» disse Fritz, che ai computer di ultima generazione aveva preferito da tempo una macchina per scrivere prodotta nella Repubblica di Weimar.
«Piuttosto» proseguì l’Ispettore «mi parli di Linda Schneider».

Michael sospirò, affogando il proprio sorriso in uno sguardo carico di preoccupazione che rivolse al pavimento. Infine si scosse, e prese a raccontare per filo e per segno l’accaduto.
Tre mesi prima, un elegante pensionato di Monaco, accompagnato da sua moglie, si era presentato alla cassa con una richiesta molto particolare.
«Mi hanno detto che il vostro motto è “rotto o brutto, ritiriamo tutto”» aveva detto al signor Braun.
«Certo» rispose il titolare «e tratteniamo il cinquanta percento della vendita»
«Molto bene» disse lo sconosciuto «vorrei lasciarvi la mia compagna»
«È uno scherzo, non è vero?» commentò incredulo Michael «Commerciamo oggetti usati, non esseri viventi!».
Il vecchio si guardò intorno.
«Vedo che vendete anche pellicce» disse, indicando un collo di visone in vendita promozionale «una volta, non appartenevano anch’esse a creature viventi?».
Michael si portò una mano sul mento e prese a grattarsi la barba. Decise di chiedere lumi a sua moglie Isabel.
«Dunque lei delegò la decisione in merito alla signora Braun?» domandò l’Ispettore.
«Ha molta più esperienza di me, il mercatino apparteneva ai suoi nonni»
«Vorrei farle qualche domanda, se non è occupata»
«Certo, vado subito a chiamarla».

Isabel Braun era un donnone biondo platino la cui femminilità era intuibile soltanto dal prominente seno che scendeva sino a sfiorarle l’ombelico. Si rimboccò le maniche della tuta sintetica e concesse all’Ispettore Fritz una ferrea stretta di mano.
«È qui per la signora Schneider» disse Michael a sua moglie, ritraendo il collo tra le spalle come una tartaruga in cerca del suo guscio.
«Venga pure con me, gliela mostro» disse Isabel a Fritz, invitandolo con un rapido gesto della mano.
La proprietaria del mercatino aveva valutato l’anziana Linda Schneider ottanta euro. «Perché conosceva la cucina italiana» motivò all’Ispettore «consideri che a quel prezzo vendiamo i più completi robot da cucina».
«Come reagì la Signora Linda dinanzi alla proposta di suo marito?» chiese Fritz.
«Restò lì ammutolita, per tutto il tempo non proferì parola. Ritenemmo che fosse consenziente» rispose Isabel.
L’Ispettore seguì la donna attraverso le strette corsie del mercatino. Un forte odore di stantio gli pervase le narici, e la smorfia da boccone aspro di Fritz si fece ancor più corrugata, a tal punto che il suo naso aquilino sembrò sprofondare tra le grinze del viso.

Lunghe mensole metalliche sostenevano libri impolverati, enormi televisori a tubo catodico grigi e marroni, improbabili soprammobili di ogni forma e dimensione. In cima a uno scaffale in faggio, l’Ispettore riconobbe le fattezze di una donna. Indossava un lungo abito di lana blu, e tra le mani manteneva ancora due uncinetti, dai quali pendeva un centrotavola mai ultimato.
«…Ed ecco la Signora Schneider» disse Isabel, voltandosi verso l’Ispettore. Quest’ultimo si passò ancora la mano tra i capelli pregni di tintura, poi domandò: «A quanto tempo fa risale il decesso?»
«Non lo sappiamo con certezza. Direi un mese, ma Linda era così immobile e taciturna che sin dal primo istante mi chiesi se fosse viva» disse la signora Braun.
«E così avete deciso di…»
«Nessuno si era mostrato interessato all’acquisto, e il signor Schneider risultò irreperibile nonostante i nostri tentativi di contattarlo. Non ci andava di buttarla via»
«Ispettore» intervenne Michael, appena sopraggiunto «adesso aprirete un’inchiesta sul nostro conto?»
«Ma quale inchiesta…» rispose Fritz, la cui smorfia mutò in un malizioso sorriso che ne evidenziò gli incisivi gialli e sbilenchi. «Dimezzate i prezzi degli articoli dopo un mese dalla consegna, non è vero?»
«Certo, Ispettore. La Signora Linda adesso varrebbe solo quaranta Euro»
«Affare fatto» disse Fritz. «caricate pure questa splendida mummia sulla BMW bianca parcheggiata vicino all’ingresso del mercatino».
I titolari del negozio si scambiarono un’occhiata sbigottita.
«Farò un figurone con gli ospiti!» esclamò l’Ispettore, osservando con le mani sui fianchi e la pancia in fuori la donna imbalsamata. «A proposito, non avete mica nastri per macchine per scrivere?».

22 Commenti

  1. Questo ispettore Fritz mi piace sempre di più: un uomo obsoleto, ma pragmatico. E poi, soprattutto, tirchio. Farò sempre il tifo per lui, anche se lo dovessero cogliere in flagrante mentre picchia vecchietti per rubare loro il bastone.

  2. Beh che dire…l'Ispettore Fritz è davvero un personaggio complesso, spero vi saranno tante altre occasioni per approfondirne la psiche ed i gusti "immobiliari". Nel frattempo mi son gustato questa sua prima retata davvero con grande piacere, molto ben scritta e ideata, bersaglio decisamente centrato per il nostro caro ALE…

    E dico…ALE eh, ALE.

  3. Applausi!

    Surreale e reale al tempo stesso.
    (ovviamente ho apprezzato molto la frase sulle pellicce ;-))

    Mi sta simpatico questo Fritz, attendo con ansia il prossimo episodio.

    • Grazie mille,
      spesso in un contesto ironico e assurdo i messaggi etici diventano più efficaci. Forse per il fatto che si trovano in un contesto in cui il lettore non se li aspetta.
      Le nuove avventure del buon Fritz non si faranno attendere :)))

  4. Ahah, beh a chiamarlo strambo, questo racconto, è riduttivo 😀 Folle, anticonformista, al limite dell'assurdo… ma credo che Fritz riuscirà a superare questi limiti 😀

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