Io mi spiego bene, ma la gente non capisce un cazzo

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Sabato scorso, mentre mi aggiravo famelico nel reparto “patatine/snack” del supermercato, è successo qualcosa che mi ha lasciato perplesso. Ecco la vicenda, copincollata direttamente dal cassetto immaginario dei miei ricordi non sempre immaginari:
Mi passano accanto un uomo e un bambino di circa nove anni. Sento l’uomo intimare al bambino: «non devi dire alla gente che non ha capito. Si dice “non mi sono spiegato!”». Mi volto, osservo l’espressione del bambino, vi leggo disappunto e incertezza.
Non posso certo definirmi un sostenitore del partito dei bambini rompicoglioni. Nei centri commerciali poi, non ne parliamo. Ma la scena a cui ho assistito mi ha spinto a riflettere. In quel non devi dire ho sentito echi reazionari, più assetati di sangue della tanto demonizzata violenza verbale. Dopo il veto, arriva il dogma si dice così. Una banale convenzione, una preghierina da recitare a memoria.
Esiste un giusto equilibrio? Esiste una netta linea di confine tra apprezzabile schiettezza e irritante maleducazione? Me lo chiedo da quando avevo l’età di quel bambino e assistevo alle manifestazioni di insofferenza della maestra di turno nei confronti di qualsivoglia espressione.. come potrei definirla? Esplicita.
Da quanto tempo l’aggettivo esplicito ha assunto un’accezione negativa? Un linguaggio ritenuto scurrile viene definito esplicito, un film erotico viene vietato ai minori per le sue immagini esplicite. Questo è solo uno dei marker che conducono alla più atroce delle diagnosi: il cancro dell’ipocrisia ha ormai diffuso le sue metastasi nei nostri lobi temporali, compromettendo il nostro linguaggio.



A questo punto, sento di dover alzare la mano. La mia intenzione non è difendere a spada tratta la sincerità. Se avessi guadagnato un centesimo ogni volta che ho mentito in vita mia, a quest’ora sarei su uno yacht da magnaccione e telefonerei alla mia personalissima redazione per ordinare la scrittura di un post su Obbrobbrio, intitolato “mi spiace per la vostra sfiga”. La menzogna può salvare una vita, un posto di lavoro, una relazione.

Ciò che trovo tragicomico è che siamo schiavi dei modi. Permalosissimi animali sociali che hanno scelto, per quieto vivere, di pascolare entro il recinto delle buone maniere onde evitare di imbattersi nella suscettibilità del prossimo.
Io sono e resterò convinto che il rispetto per se stessi e per il prossimo non si dimostri castrando le proprie opinioni.


21 Commenti

  1. È capitato anche a me di incontrare questo modo di fare, se uno non capisce la colpa è di chi non si è spiegato bene.
    Guarda, io sono molto diretto nella vita reale, ancor più che nel blog, e parlo senza mezzi termini. Quindi è davvero impossibile fraintendere ciò che dico, a meno che non lo si faccia apposta.

    PS: mi piace questa ventata di fresca su Obbrobbrio 😀

    • Una comunicazione "diretta" può farti il vuoto intorno, ma alla fine è meglio filtrare le proprie conoscenze che circondarsi di bigotti manichini 😀

      PS: ci voleva un'imbiancata al blog. Sarà che sto diventando orbo.

    • Credo ci siano tre livelli di interpretazione:
      "non mi sono spiegato" -> "questo non ha capito"
      "non mi sono spiegato bene" -> "questo non ha capito una mazza"
      "forse non mi sono spiegato bene" -> "non capisce, è proprio un coglione".

  2. Perbenismo + politicamente corretto = la fine di ogni espressione individuale e del pensiero personale.
    E se non hai capito, cazzi tuoi, io mi sono spiegato benissimo :p

    Bentornato oBBroBBrio! 😀

    Moz-

    • Miki caro, che piacere rivederti da queste parti 🙂
      A volte mi chiedo se in certi atteggiamenti (il perbenismo+politicamente corretto di cui parli) prevalga il timore di offendere il prossimo o, semplicemente, quello di passar per maleducati.

    • Secondo me la seconda, con la reale paura di essere poi additati come "sconvenienti sociali", in questo mondo iper-compattato verso un pensiero unico. Dove se esprimi la tua idea e non sai difenderti sei chiamato "fascista".

      Moz-

    • Buongiorno a tutti.
      Un po' di gentilezza, in un mondo fatto di gente che si vanta di "parlare chiaro", è una manna dal cielo, altro che. E' molto più facile ormai sentire dire "non hai capito", piuttosto che "non mi sono spiegato". Sì, è proprio una questione di educazione.
      Ormai del "politicamente corretto" fa parte anche l'essere maleducati.
      Anche perché (a meno che non siamo abituati a esprimerci con dei rutti) chi ci assicura di avere effettivamente parlato chiaro?
      E poi c'è nche qualcosa che si chiama stile.

  3. «non devi dire alla gente che non ha capito. Si dice "non mi sono spiegato!"»

    E' agghiacciante, porcocthulhu (tanto per essere espliciti).

    Ah, ora ho capito perché ultimamente hai postato così poco: dovevi cazzare la randa allo yacht.

  4. Ma quanto hai ragione!
    Pure perché, effettivamente, a volte sono proprio le persone che non capiscono, pur facendogli i disegnini con i sottotitoli.
    Io dico sempre "non hai capito" (a meno che in effetti non mi sorga il dubbio che non abbia spiegato bene, cosa rara perché, modestia a parte, se c'è una cosa che so fare è essere chiara, fin troppo, tanto da risultare pedante e prolissa). 😀

    Poi ho notato una cosa: a volte serve di dire le cose crude e nude altrimenti le persone fingono, anche strumentalmente, di non aver capito bene.

    In generale il confine tra l'urtare la suscettibilità altrui (diciamo anche l'offendere gratuitamente) e l'essere sinceri può essere alquanto labile, però secondo me basta attenersi a ciò che è necessario dire (necessario, non superfluo) e ciò che invece potrebbe essere non detto o detto con parole gentili.

    • …senza considerare il fatto che spesso si rafforzano opinioni sbagliate, illusioni dell'interlocutore. Pensa ai tizi che son passati di qua, convinti di aver scritto un capolavoro perché così gli ha detto la madre 🙂

  5. Tutto bianco. Wow, sembra di scrivere nella neve.
    Io sono il tipo che, davanti a qualcuno che non capisce, si scoraggia e passa oltre. Se non capisci una mazza, non perdo tempo a rispiegartelo e forse voltare le spalle è anche più maleducato che essere diretti.
    Sono l'unica che, in un ufficio dieci persone + open space con altri uffici, non ha mai urlato in faccia a un collega, sbattuto il telefono o insultato un superiore. Questo, però, non per educazione, ma perché, come Hulk, quando mi concedo di essere “esplicita” divento verde e cattivissima. Le poche persone con le quali sono stata diretta, ancora se lo ricordano e quando ci ripensano si mettono a piangere.
    Non posso essere diretta nella vita, per carattere, ma mi sfogo quando scrivo. Non sai quanta gente ho ammazzato, quanti pensieri inespressi e quante dichiarazioni scomode ho messo in bocca ai miei personaggi.

  6. Sarò lapidario: l’ipocrisia mi sta sul culo, la mosciaggine espressiva è impotenza del pensiero, il politically correct è la tomba dell’intelligenza (e i suoi propugnatori ne sono i becchini), e l’eufemismo può avere dignità solo se usato per fini apertamente COMICI.

    Bentornato caro amico!

  7. Premesso che sono contrario all'imposizione del "non sidice X ma si dice Y", il "non mi sono spiegato" può essere utile per mantenere "bassi" i toni e quindi avere più probabilità che con la seconda spiegazione l'idiota finalmente capisca. Mi sono spiegato?

  8. Osservo che "non avete capito" e "sono stato frainteso" era la classica scusa da arrampicavetri del Silvio nazionalpopolare quando ne sparava una troppo grossa, spostando nemmeno troppo finemente la responsabilità della ca**ata sull'interlocutore. E c'erano molti che gli davano corda, additando i giornalisti che riportavano letteralmente le sue frasi come distorsori della realtà. Onore al papà che insegna a suo figlio che, prima di dare dello stupido all'interlocutore, bisogna chiedersi se la colpa sta davvero tutta di là. Se parli con uno stupido usando termini che non può comprendere, se non ti capisce è comunque colpa tua.
    Altrimenti gli aspiranti scrittori stroncati avranno sempre buon gioco nel dire che "non sono stati capiti". Come dire: gli scemi sono sempre gli altri.

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