“Cuore di tenebra” di Joseph Conrad

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La Nellie, una iolla da crociera, girò sull’ancora senza il minimo fluttuare delle vele e si fermò. La marea si era alzata, il vento era quasi calmo e, poiché dovevamo discendere il fiume, non ci restava che fermarci all’ancora e attendere il riflusso.
L’ultimo tratto del Tamigi si stendeva davanti a noi come il principio di un interminabile corso d’acqua. Al largo, cielo e mare erano saldati senza una giuntura e nello spazio luminoso le vele conciate delle barche che salivano con la marea sembravano immobili fastelli rossi di tele appuntite tra luccicori di aste verniciate. Sulle rive basse che correvano piatte a perdersi nel mare si era posata una nebbia leggera. Su Gravesend l’aria era scura e più in là pareva condensata in una oscurità funerea che incombeva immobile sulla città più vasta e grande della terra.

 

Inghilterra, fine Ottocento. Su un battello ancorato presso le rive del Tamigi, l’anziano e logorroico Marlow decide di allietare l’attesa delle condizioni ideali per la partenza raccontando una storia agli altri marinai. Per lui il significato di un episodio non andava cercato all’interno, nel gheriglio, ma all’esterno, in ciò che, avviluppando il racconto, finiva col rivelarlo, come la luce rivela la foschia, allo stesso modo in cui l’illuminazione spettrale del chiaro di luna rende a volte visibili gli aloni nebulosi.


Marlow aveva notato, nella vetrina di un negozio, una cartina del continente africano. La mappa presentava dei vuoti, macchie oscure che lo incuriosirono, lo attirarono fino a ossessionarlo. Fu così che egli decise di partire alla scoperta di quei luoghi. Marlow si sarebbe ritrovato di fronte al vero volto del colonialismo vittoriano, quello dello sfruttamento, del razzismo, del commercio di avorio, di un continente stuprato e derubato dall’uomo bianco. Sarebbe stato facile, per Conrad, cadere nella retorica della denuncia. Cuore di Tenebra, invece, rappresenta in primis il confronto-scontro con la diversità, spaventosa in quanto sconosciuta, verso la quale l’impietosità con cui la voce narrante descrive vicende e immagini rappresenta la più profonda forma di rispetto.

L’incontro con il diverso – perdonatemi la frase scontata – porta inevitabilmente a un confronto con se stessi. Questo ripiegamento della coscienza è stato brillantemente rappresentato da Swift nell’ultimo viaggio di Gulliver, laddove la più perniciosa razza di ributtanti vermiciattoli cui la natura abbia mai permesso di strisciare sulla superficie della terra, gli Yahoos, si rivelano un “doppio” del protagonista. Il Signor Hyde di Conrad è il misterioso Kurtz, spietato e temutissimo mercante d’avorio divenuto capo dei selvaggi.  Prima di vederlo di persona, Marlow avrà modo di conoscerne la leggenda grazie a una moltitudine di frammentarie testimonianze. Inutile dire che questo incontro gli cambierà la vita.


Cuore di tenebra è un capolavoro di tecnica narrativa. Già dall’incipit si noterà come le descrizioni siano vive (anche l’inanimato sembra compiere azioni) ed evocative,  la caratterizzazione dei personaggi avviene tramite particolarissimi tratti salienti che non spogliano il lettore dal piacere di interagire con il testo.


Inutile dire che io ritenga la lettura di questo libro obbligatoria per chiunque ami la narrativa.  Ho letto questo libro in inglese, ma la meravigliosa traduzione di Rossella Bernascone non vi farà rimpiangere minimamente la lingua originale.

 

6 Commenti

  1. Io amo moltissimo l'incipit, in cui c'è una sorta di "Cuore di Tenebra" alternativo ambientato in epoca romana. Mi ha fatto molto ragionare sul come storie molto calate in un preciso contesto storico e geografico per assurdo funzionano anche traslate in un altro (come dimostra Apocalypse now). Si tratta di un paradosso che mi affascina moltissimo.

    • Vero, è uno degli incipit più belli che io abbia mai letto.
      Il parallelo con le epoche precedenti a un certo punto viene reso ancor più esplicito, quando la voce narrante parla delle navi leggendarie partite proprio da quel porto.
      Si tratta di un libro lento, una storia di ricerca mascherata da avventura. E l'universalità di questa ricerca, forse, ha permesso di trasporne il soggetto (ma soprattutto il personaggio principale, emblema di una condizione umana) in altri luoghi e altre epoche.

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