2016

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Diciamoci la verità, il 2015 è stato un anno di merda. Dulcis in fundo (non è il nome di un locale truzzo dove ballare latino-americano) se n’è andato il mitico Lemmy Kilmister, uno dei miei idoli adolescenziali, lasciando un vuoto che sarà difficile colmare con la solidarietà di tutti gli stronzi che in questi giorni si sono improvvisamente scoperti fan dei Motorhead.
Se nel 2014 avevo pubblicato ben 67 articoli, nel 2015 ho scritto in media poco più di un post al mese. Segno inequivocabile che la vita di Obbrobbrio volge al termine, e uno dei miei auspici potrebbe essere addirittura un aborto al quarto anno. 

 

Nonostante la mia stitichezza editoriale, il 2015 virtuale mi ha regalato esperienze indimenticabili: recensire il libro più brutto che io abbia mai letto e, soprattutto, scoprire che un tizio mi aveva plagiato il blog, scopiazzandolo pagina per pagina.
Non è mia intenzione stilare un elenco di buoni propositi digitali. Il blogging va preso per quello che è: un passatempo, un gioco, il diritto di parola dato a qualsiasi cretino. Una marea di frasi, opinioni, interpretazioni, aberrazioni dietro le quali si celano migliaia di sfigati chini su una tastiera, gente che si è autocondannata a rispettare un calendario editoriale pur di non deludere le aspettative di gente a cui non frega un cazzo di ciò che scrive il prossimo, se non nella misura in cui un commento sotto un post diventa mera merce di scambio (di visite). Cose che iniziano a sembrarmi davvero patetiche, proprio come il grattarsi il capo per ore nella speranza di sfornare un articolo che diventi virale. Come una malattia, come la stupidità.


Virali sono anche i tipici propositi di fine/inizio anno: mettersi a dieta, iscriversi in palestra, riordinare gli arnesi in cantina, leggere il nuovo libro di Angelino Alfano. Il mio eterno proposito, invece, è quello di liberarmi dai propositi, dal demone della procrastinazione. Perché, si sa, la vita fugge, et non s’arresta una hora.


10 Commenti

  1. Per questo post meriti un bacio con penetrazione linguale profonda. Perché bloggare? Ok, post virali etc, ma…perché? Semplice voglia di esistere in formato digitale, dal momento che, in effetti, oggi essere semplicemente "umani" risulta demodé? Sfogarsi? Diffondere Kultura? Io non lo so bene, ma una cosa mi preoccupa: ciò che tu hai appena scritto, mi frulla nel cervello già da tempo, diciamo da prima ancora di aprire il mio blog, ma ho voluto comunque iniziare a devastare il mio PREZIOSO tempo: bisogna provare un'esperienza, anche la più idiota a volte – come questa del blog – prima di potervi rinunciare in santa pace. Spero di tornare presto a capire che una sana trombata, un piatto di lasagne con gli amici, una scalata in montagna, leggere tonnellate di libri, e miriadi di altre cose, sono BEN più interessanti di un monitor che riporta la scritta "il tuo articolo è virale!!! Ha ricevuto 145,78 commenti e 56 condivisioni alla media di 3,21 commenti e 0,trentacinque condivisioni e settantadieci like ogni 6,78 secondi…” Dio mio.

  2. E' più volte che ti sfoghi, ma continui a tenere aperto il tuo blog. La coerenza non è il tuo forte. La tua è voglia di apparire, di essere come gli altri, paura di essere inferiore. Hai bisogno di un'approvazione che probabilmente ti manca nella vita reale. Del tutto condivisibile nell'era dove tutti vogliono essere qualcuno, anche se con tutta onestà sono persone mediocri e di scarso valore.

  3. Sì, sono il solito frustrato che si sfoga perché nella vita reale è un perdente senza ragazza, senza soldi, senza soddisfazioni. Il mio passato è insulso, e scrivo di merda. O forse è tutto l'opposto…cosa importa? Ognuno vuole sempre di più, non è forse così? E poi mi rincuori: finché ci saranno persone in grado di distinguere i veri mediocri dai falsi mediocri, i veri mediocri (di cui io potrei far parte) potranno dormire sonni tranquilli.

  4. Il mio unico proposito è quello di riuscire a sopportare l'idea che ormai TUTTO ma proprio tutto debba in qualche modo fare riferimento, partire da o finire a questo cesso di "rete".

    Amavo il mondo che c'era prima, porco giuda. Prima.

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